Stato (1.284.000 kmq; 7.458.000 ab.) dell'Africa centrale,
già colonia francese del
C., indipendente dal 1960. Capitale:
N'Djamena (530.965 ab.). Moneta: franco della Comunità Finanziaria
Africana (
franc CFA). Lingua ufficiale: francese. Varia è la composizione etnica
della popolazione del
C., ma prevalgono i ceppi arabi e negroidi. Oltre
alla lingua ufficiale, vi sono numerosi dialetti. La religione più
seguita è a Nord l'islamismo, a Sud i culti animistici.
GEOGRAFIA
Il
C. è formato prevalentemente da
un vasto bassopiano, orlato da alcuni rilievi: a Nord si innalza il massiccio
vulcanico del Tibesti (3.406 m), a Est quello dell'Ennedi (a cui si collegano i
monti Guera) e a Sud si stendono i tavolati dell'Ubanghi e dell'Adamaua. Nella
fascia meridionale del Paese si trova il lago Ciad, poco profondo e paludoso, la
cui estensione varia a seconda dell'apporto idrico dei fiumi. Unico fiume di una
certa importanza è lo Sciari, che si perde nel lago Ciad. Il clima
è arido, con scarsa vegetazione: alla savana si alterna il deserto; solo
a Sud presenta un carattere tropicale.
Cartina del Ciad
ECONOMIA
Paese povero di risorse, il
C. possiede
ancora un'economia arretrata a carattere agricolo-pastorale. Squilibri regionali
derivano dalla monocoltura del cotone, sostenuta da capitali stranieri e
soprattutto francesi, che prevale sulle coltivazioni alimentari e su altre
produzioni funzionali allo sviluppo economico. Le colture sussistenziali, ancora
arcaiche, sono: miglio, manioca, patate, riso, mais e datteri. Scarso è
il patrimonio bovino, a causa della frequente siccità. In via di sviluppo
sono tuttavia le culture di arachidi e di canna da zucchero. L'apparato
industriale è di scarso rilievo, e si esclude la lavorazione del cotone.
I giacimenti minerari sono poco ricchi e tuttora in via d'accertamento.
Importante è l'estrazione del sale. Dipendente dall'estero per la
stragrande maggioranza dei beni d'acquisto e delle fonti energetiche, dal 1963
è convenzionato con l'allora CEE, l'odierna Ue. Il
C.
è pressoché privo di rete ferroviaria e possiede un sistema di
comunicazioni interne ed esterne insufficiente (32.700 km di cui asfaltate 330
km). Oltre alla capitale, le altre città più importanti sono: Sarh
(193.735 ab.) e Moundou (282.103 ab.).
STORIA
Il vasto
territorio che s'estende intorno al lago Ciad fu abitato sin dall'età
più antica e conobbe presto una struttura politica unitaria. Tra il XII e
il XIX sec. fu teatro di una serie di lotte tra le dinastie arabe del Kanem e
dell'Ouadai che tendevano ad assoggettare le tribù sudanesi. Verso la
fine dell'Ottocento il territorio fu occupato dalla Francia e fu assoggettato e
organizzato dapprima militarmente. Nel 1920 acquistò lo
status di
colonia ed entrò a far parte dell'Africa equatoriale francese. Iniziato
il processo di emancipazione coloniale, nel 1956 il
C. acquistò
una maggiore autonomia avviandosi verso la totale indipendenza, sotto la guida
di François Tombalbaye, leader del Partito progressista (PPT, Parti
Progressiste Tchadien). Il 29 novembre 1958, in seguito al referendum
istituzionale indetto dalla Francia, il
C. fu proclamato Repubblica
autonoma nell'ambito della comunità francese, accedendo alla piena
indipendenza l'11 agosto 1960. Nello stesso anno cercò di uscire dal
proprio isolamento, aderendo all'Unione delle Repubbliche centrafricane, poi
divenuta OCAM (Unione africana e malgascia). Il nuovo Stato indipendente si trovò immediatamente a dover affrontare i gravi problemi della mancata unità nazionale, data la profonda diversità etnica che divide la popolazione del Nord da quella del Sud e la difficoltà di amalgamare popolazioni nomadi e sedentarie, di religione musulmana (50%), animista (45%) e cristiana (5%). Il
C. è infatti situato in quella fascia territoriale in cui l'Africa araba si incontra con l'Africa nera e in cui le unità statali, create dal colonialismo senza tener conto dei confini etnici naturali, portarono all'unione di popolazioni tra loro molto dissimili. I problemi etnico-politici che affliggono il
C. sono gli stessi, ma con parti rovesciate, del Sudan e della Mauritania: infatti in
C. non sono gli Arabi a opprimere la popolazione nera, bensì i rappresentanti di quest'ultima, appartenenti in massima parte alla forte etnia
sara, a imporre la volontà del Governo centrale alla minoranza araba, localizzata in massima parte nella regione dell'Ouadai. L'identificazione del Governo con il gruppo etnico meridionale e la volontà di neutralizzare la minoranza araba, portò nel 1963 alla soppressione del partito d'opposizione, Parti National Africain, formalmente assorbito dal Partito progressista del
C. (PPT), e alla costituzione del partito unico, l'Union pour le Progrès du Tchad. Buona parte degli esponenti dell'opposizione furono arrestati, mentre altri riuscirono a riparare nel Sudan, dove diedero vita al Governo della Repubblica islamica del
C. in esilio. Ebbe inizio un'attività di guerriglia
che, dalla regione dell'Ouadai, si allargò ad altre zone, impegnando
duramente le truppe regolari. Nell'agosto 1968 il Governo centrale dovette
ricorrere all'aiuto militare francese per evitare la secessione delle regioni
ribelli. L'attività di guerriglia, condotta dal Fronte di liberazione
nazionale (Frolinat) guidato da Abba Siddik, ex ministro dell'Educazione
nazionale, andò intensificandosi, assumendo una più chiara
impronta politica rivoluzionaria, tanto da indurre a rafforzare i già
cospicui contingenti francesi. Nel corso del 1970-71, si ebbe un vasto movimento
diplomatico tra i Paesi africani per la soluzione della guerra civile e
trattative dirette tra i rappresentanti del Frolinat e i governanti ciadiani.
Come risultato di questi contatti si ebbe una diminuzione della presenza
militare francese. Nonostante i massicci aiuti forniti dalla Francia, il protrarsi dello stato di guerriglia aggravò ulteriormente la già precaria situazione economica e indebolì la posizione del presidente Tombalbaye, rieletto nel giugno 1969 per un periodo di sette anni. Alla grave crisi militare, che portò alla distruzione della base francese di Mongo nel dicembre 1972, all'occupazione da parte delle forze nazionaliste della città di Antinam nel febbraio 1973 e infine all'annuncio dell'arresto del comandante in capo dell'esercito, generale Félix Malloum e di altre personalità politiche e militari nel giugno successivo, si aggiunse una grave crisi economico-finanziaria che portò il Paese sull'orlo del collasso. In questa situazione, tra poche carte che ancora rimanevano in mano al presidente Tombalbaye figurava quella dell'amicizia con la Francia (visita ufficiale a Parigi nel novembre 1974) e quella del petrolio, la cui eventuale estrazione appariva però troppo lontana nel tempo per poter risolvere i problemi più immediati e gravi del Paese. Frattanto il malcontento andava crescendo e spingeva all'opposizione anche gli ex collaboratori del presidente, tra cui l'ambasciatore a Bonn, che si impegnò a condurre dall'estero un'attiva opposizione contro il regime di Tombalbaye. Come sanguinoso diversivo, il presidente lanciò, a partire dal 1973, una "Rivoluzione culturale" avente lo scopo di far riacquistare alle masse una "personalità ciadiana", attraverso il recupero delle tradizioni e dei valori nazionali. Sempre nel 1973 il
C. uscì dall'OCAM e costituì con la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana l'UEAC, con scopi di difesa comune. Nell'aprile del 1975 l'esercito organizzò un colpo di Stato contro Tombalbaye che morì durante gli scontri. Gli successe il generale Felix Malloum. Il nuovo corso politico del generale, che inizialmente cercò un'apertura verso l'URSS, favorì invece una spaccatura all'interno del gruppo dirigente, che sfociò l'anno seguente in un attentato contro lo stesso Malloum. Il disaccordo fra il FROLINAT e Malloum, sorto proprio per le divergenze in politica estera, sembrò divenire ormai insanabile. Questi avvenimenti non facevano altro che incrinare i già tesi equilibri politici del Paese e non potevano portare che ad una sanguinosa guerra civile. Per tutto il 1979 si susseguirono conferenze, tra le quali quella di Douguia, che diede vita ad un Governo di unità nazionale di transizione, sotto la presidenza di Goukouni. Nel marzo del 1980 il ministro della Difesa Habré tentò un ennesimo colpo di Stato contro il presidente Goukouni il quale però ebbe il sostegno di tutte le principali componenti dell'Esecutivo. Tuttavia, il Governo del presidente Goukouni, non riuscendo a prevalere militarmente, chiese e ottenne aiuto dalla Libia, che inviò migliaia di soldati, ristabilendo così l'ordine pubblico. La vittoria del presidente Goukouni chiuse una lunga e sanguinosa guerra di liberazione nazionale iniziata nel 1966 ma non diede tuttavia la certezza di una vera e propria indipendenza a causa delle ingerenze USA-URSS che pesavano sul Paese. Nei primi anni Ottanta l'ex ministro Habré riprese da ribelle la guerra civile e, a capo dell Forze armate del Nord (FAN), riuscì a conquistare la capitale N'Djamena (giugno 1982). Estromesso Goukouni, Habré venne eletto nuovo presidente della Repubblica nell'ottobre del 1982. L'estrema difesa di Goukouni richiese nei primi mesi del 1983 l'intervento della Libia, che occupò parte del territorio del
C. Nel giugno 1983 le truppe di Goukouni rientrarono nel Nord del Paese. Fino all'inizio del 1984 la situazione rimase in una posizione di stallo: la parte settentrionale del
C. era sotto il controllo di Goukouni e della Libia, la parte meridionale era invece nelle mani di Habré, appoggiato dalla Francia. Nel novembre 1984 il presidente francese Mitterrand e il colonnello libico Gheddafi si incontrarono a Creta per ridurre la tensione nell'area, ma la situazione rimase sostanzialmente immutata. Nel corso del 1987 il conflitto subì una drammatica evoluzione: nel gennaio le truppe fedeli a Habré lanciarono un'offensiva e riconquistarono la piazzaforte di Fada. I Libici, che non erano in grado di resistere, lasciarono allora il Paese e venne così attuata una tregua di fatto. Nonostante Goukouni avesse preso le distanze dalla Libia, nei mesi successivi non fu possibile avviare alcuna trattativa di pace poiché la Libia si rifiutava di abbandonare la Striscia di Aouzou, un territorio di 110.000 kmq ricco di minerali ferrosi. Habré passò allora all'offensiva, occupando nell'agosto il forte di Aouzou. Ma a fine mese i Libici ripresero il sopravvento, nonostante Habré avesse portato la guerra, per la prima volta, in territorio libico. Nel settembre venne proclamato il cessate il fuoco. Nel 1988, pur lasciando irrisolta la questione di Aouzou, vennero ristabilite relazioni diplomatiche tra Libia e
C., mentre il Governo di Habré vide aumentare i suoi consensi anche tra l'opposizione. Nel 1990 un colpo di Stato portò al potere il generale Idriss Deby (Movimento patriottico di salvezza, MPS), riconfermato in seguito nel 1996. Col referendum del 31 marzo 1996 venne approvata una nuova Costituzione che diede allo Stato un assetto unitario e presidenziale. Nel 1997 si tennero le elezioni legislative, dopo le quali buona parte del Paese si ritrovò ancora in mano a gruppi armati di chiara ispirazione anti-governativa. Durante il 1997 la situazione si mantenne tesa. Nel maggio 2001 si tennero le elezioni presidenziali, terminate con la vittoria del presidente uscente Deby, che si assicurò il suo terzo mandato consecutivo (l'ultimo consentito dalla Costituzione). Lo sfidante, Ngarledjy Yoringar, accusò Deby di massicci brogli. Nel frattempo, gli interessi sul petrolio catalizzarono nel Paese enormi conflitti tra Nord e Sud, tra le etnie, ma anche tra agricoltori e allevatori, per il controllo delle aree di futura estrazione. Nel gennaio 2002 il Governo e i ribelli del Movimento per la democrazia e la giustizia in
C. (MDJT), grazie alla mediazione della Libia, siglarono un accordo di pace, ponendo fine a tre anni di guerra civile. L'accordo prevedeva un immediato cessate il fuoco, il rilascio dei prigionieri, l'integrazione dei ribelli nell'esercito nazionale e incarichi governativi ai leader del movimento. Il 21 aprile 2002, giorno designato per le elezioni parlamentari, il presidente del Partito democratico africano (PDA), Gueti Mahamat, morì saltando su una mina. Il MDJT, principale gruppo ribelle, accusò il presidente Deby di aver assassinato il leader del PDA.